Castel San Pietro
Con i suoi 1183 ettari dal fondo delle Gole della Breggia sino alla vetta del Monte Generoso, il Comune di Castel San Pietro, che dal 2004 comprende anche Casima, Monte e Campora (ex frazione di Caneggio), si estende lungo tutta la sponda destra della Valle di Muggio. Il nome deriva dal “Castrum Sancti Petri”, ovvero il maniero citato per la prima volta in un documento del 1171 ma probabilmente eretto già all’epoca delle guerre tra Como e Milano (1118-1127).
Inizialmente Castel San Pietro formava con Balerna un Concilium (una sorta di antenato rurale del comune) con Corte Regia e, durante il Medioevo, la Castellanza divenne possedimento della Diocesi di Como e delle famiglie Rusconi (o Rusca) e dei lucernesi Russ. I grandi proprietari, laici (come gli Albrici o i Turconi) ed ecclesiastici, si dividevano i vasti possedimenti comunali. La popolazione locale era dedita all’agricoltura, attività alla quale negli anni venne affiancata la coltivazione del gelso (per la bachicoltura), del tabacco (per le fabbriche di sigari) e della vite, tanto da arrivare a fregiarsi del titolo di comune più vignato del Ticino.
Anche l’emigrazione svolse un ruolo importante nell’economia del paese: da quella dell’epoca medievale, rappresentata soprattutto da magistri costruttori e stuccatori, a quella artistica delle famiglie patrizie (come i Carabelli, i Pozzi, i Salterio ed i Magni), per giungere sino all’emigrazione verso l’America Latina nel corso del XIX secolo.
Nell’ultimo secolo a Castel San Pietro fiorirono correnti artistiche particolari, come il Gruppo Rot-Blau, fondato la notte di San Silvestro del 1924-1925 a Obino, o l’avanguardistico Gruppo Trentatré, nato a Basilea come forma di protesta contro il conservatorismo imperante e trasferitosi successivamente in Ticino.
Caratteristiche
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