Giovanni Battista Bagutti
Giovanni Battista Bagutti, Rovio 1742 - 1823
Giovanni Battista Bagutti nasce a Rovio (sulla strada dal lago di Lugano verso la Val d’Intelvi e il lago di Como) il 6 aprile 1742, da una famiglia di cui poco si sa, ma in un piccolo borgo non privo, come molti nella regione al di qua e al di là del confine, di una discreta tradizione di artigiani e artisti.
Nel 1763 è iscritto nella più prestigiosa Accademia “moderna” del Nord Italia, a Parma, dove conosce alcuni altri artisti “ticinesi”, con i quali manterrà saltuariamente i contatti. Tra questi in particolare l’architetto Simone Cantoni, l’ornatista Giocondo Albertolli e il pittore Domenico Pozzi, con i quali condividerà la formazione e il gusto del nuovo stile Neoclassico.
L’adesione alla modernità gli consente di vincere il primo premio per la pittura con l’opera Deianira del 1765. Sicuramente soggiornò qualche anno a Roma, seguendo una logica formativa e la tradizione dei suoi conterranei da secoli attivi nell’Urbe; analogamente dovette cercare lavoro a Nord delle Alpi, anche se è testimoniata la sua presenza solo nella chiesa parrocchiale di Altdorf, più tardi, nel 1802, mentre nel 1777 è a Genova.
La sua attività pare fosse quasi esclusivamente incentrata nel Cantone – con una sola presenza in Mesolcina – e in particolare a sud del Ceresio. Ottimo conoscitore dell’affresco, in opere come i medaglioni sulla volta nella chiesa di San Giovanni a Mendrisio, del 1774, dimostra di voler riprendere la luminosa leggerezza del miglior Rococò europeo, in questo caso chiaramente ispirato alla produzione dell’intelvese Carlo Innocenzo Carloni.
D’altra parte in altre opere, specie di cavalletto o nei "Trasparenti", ha saputo conciliare la tradizione settecentesca con un certo rigore classicista decisamente più aggiornato.
Per lo più attivo in edifici ecclesiastici (i pochi sicuri committenti presenti nel Cantone), con soggetti religiosi spesso di vivace e composto gusto narrativo, ci ha lasciato anche una scena mitologica nel salone di palazzo Petrucci a Maroggia (poi Collegio don Bosco), un Sacrificio di Ifigenia nel Museo di Mendrisio e qualche ritratto, tra cui il gustoso Alfonso Turconi, il conte di origine comasca donatore dell’ospedale di Mendrisio.
Almeno uno dei suoi figli, Abbondio, diventerà pittore, a cui sono attribuiti alcuni "Trasparenti" pur senza certezza, considerando che la sua miglior opera di confronto sono gli affreschi nella chiesa di San Sisinio a Mendrisio, eseguiti nel 1816 accanto all’altro presunto autore dei "Trasparenti", Francesco Catenazzi. Entrambi, forse per questo, sono considerati allievi di Giovan Battista.
Muore a Rovio il 28 novembre 1823.
Nel 1994 la pinacoteca Züst di Rancate gli ha dedicato una mostra, il cui catalogo è stato curato da Edoardo Augustoni e Ivano Proserpi.